Tra il mare e il muro.. lost in Cipro


Da piccolo mi piaceva fare la raccolta delle figurine, “ce l’ho, mi manca, ce l’ho”, era la filastrocca che ci ripetevamo quando scambiavamo le figurine fra di noi ragazzini.

Da grande ho cambiato oggetto del “celhomimanca”. Ho cominciato a raccogliere per caso, gli stemmi delle bandiere dei paesi che visitavo!

Tutti andavano a finire, e vanno ancora oggi, attaccati su di una grande bandiera arcobaleno che tengo appesa nella mia stanza.

Uno dei motivi che mi hanno portato ad organizzare il viaggio a Cipro, era completare una pagina di questo nuovo particolare album da adulto.

Un volo Easyjet Milano-Larnaca, mi porta sul suolo di quello che è per me il 43° stato che visito, ma soprattutto il 28° stato di quelli che fanno parte della comunità europea, praticamente l’ultimo, quello che mi mancava!

 

Cipro è un’isola e due paesi. Una città e due capitali. Nord e sud. Greci e turchi. Una terra tra il mare e il muro.

 

La scatola di backgammon aperta sul tavolo del bar, nella mano destra un bicchiere di Nescafè frappè, un caffè freddo che sull’isola è molto diffuso. Sorseggia e guarda nel vuoto, nell’attesa che come tutte le mattine arrivino i compagni per un paio d’ore di gioco da tavolo.

Cercano qualche ora di sollievo nell’aria condizionata del bar, lontano dalla calura asfissiante del luglio cipriota, lontano dai pensieri di un passato ancora troppo recente.

Mihalis era dall’ altra parte dell’isola quando nel luglio del 1974 arrivarono i turchi, si presero la sua casa, la sua vita e quella di migliaia di cittadini greco-ciprioti.

Dimitri lo guarda da dietro il bancone del bar, lui che in quel luglio dell’occupazione di Cipro Nord non era nemmeno nato, e come tutti i giovani della sua età ha deciso che in quella parte occupata della sua isola, non ci metterà mai piede fino a quando non sarà liberata.

 

Un’ isola divisa e unita dal mare e dal mito, che ha posto su queste spiagge i natali di Afrodite, la dea greca della bellezza e dell’amore.

Una bellezza a tratti ancora rustica, grazie ad una varietà di paesaggi che spazia da spiagge cristalline alla catena montuosa dei Monti Troodos, costellati di chiesette ortodosse, incastonate come piccoli gioielli dentro le rinfrescanti foreste. Luogo ideale per cercare un po’ di refrigerio nelle giornate d’estate, quando il caldo e l’umidità arrivano a livelli insopportabili.

Basta spostarsi di pochi chilometri e si è pronti per il bagno in un mare cristallino in una delle decine di spiagge attrezzate. La più famosa è Petra tou Romiou (la Roccia di Afrodite), luogo mitologico in cui Venere emerse dalle acque.

Per gli amanti della natura selvaggia, vale la pena visitare Lara Beach. Per raggiungerla si percorrono chilometri di strada sterrata e sassosa, fra campi di grano, scogliere e asinelli in cerca d’ombra sotto i carrubi.

Una spiaggia quasi deserta, lontana dal flusso dei turisti, dove è possibile fare il bagno ascoltando solo le onde del mare.

Non manca il divertimento per i giovani, e a Agia Napa non si resta di certo delusi! Piccolo centro sulla costa orientale, divenuto punto di riferimento della vita notturna e non solo.

La laguna cristallina di Nissi Beach, è teatro di balli e feste in spiaggia dal mattino fino al tardo pomeriggio. Al calar del sole la musica in spiaggia si spegne e ricomincia nel centro della città, dove lungo un’unica strada si possono trovare decine di club e locali che passano musica fino all’alba e oltre.

 

Un presente giovane proiettano al futuro che non può far dimenticare il passato.

Agia Napa sorge a ridosso della “linea verde”, un confine militarizzato che divide l’isola da ovest a est. Per passare in auto nella parte turca è necessario pagare un’assicurazione aggiuntiva, visto che la zona risulta ancora oggi “zona di guerra” controllata dalle Nazioni Unite.

Una striscia di torrette, garitte, trincee e filo spinato che taglia in due anche la storica capitale, Nicosia.

“L’unica capitale divisa al mondo”, come recita un cartello su Ledra Street, il check point cittadino, una breccia fra i sacchetti di sabbia, una strada divenuta il confine fra una parte e l’altra. I controlli del passaporto sono oggi blandi, a volte superficiali, i poliziotti sembrano sonnecchiare nel caldo pomeriggio estivo. Ci si passa a piedi attraverso la “buffer zone”, la terra di nessuno, una striscia di case evacuate dove è possibile vedere i soldati dell’ ONU in ricognizione, un luogo spettrale, le saracinesche chiuse da oltre 40 anni.

Un confine fisico e ideologico, che in pochi passi mostra la differenza sostanziale fra le due parti. Si cambia di fatto nazione pur trovandosi nella stessa città. Si passa dai negozi alla moda della parte europea, per ritrovarsi una volta passato il check point, fra botteghe colorate, moschee, odore di spezie, bagni turchi.

Le guglie gotiche delle cattedrali sono state abbattute e sostituite dai minareti. I portali di quelle che erano chiese, conservano ancora oggi le immagini degli apostoli e i simboli della cristianità. Passando sotto quei simboli si accede a piedi nudi, sui grandi e colorati tappeti di quelle che oggi sono moschee.

 

Due mondi diversi, due popolazioni, due identità che convivono a pochi metri di distanza, separate da reti e muri.

 

Nella parte greca di Nicosia, chiedo in un negozio di souvenir se abbiano uno stemma della bandiera di Cipro Nord. Silenzio. Quasi mi sento in imbarazzo per quella richiesta, non ottengo risposta. Cipro Nord si trova a pochi metri dal quel negozio, quella ragazza forse non era nemmeno nata quando l’isola era tutta unita, ma per loro Cipro oggi è solo una.

Un silenzio rumoroso che fa capire che le tensioni esistono ancora.

Saluto Cipro nell’ aria condizionata di un bar, ordinando come da scritta sul menù, un “caffè cipriota”. Chiedo alla commessa quale sia la differenza con il caffè turco che ho sempre bevuto, “questo è cipriota” mi risponde. La differenza sta solo nella scritta. Si legge “cipriota” ma significa molto di più.

 

“The war is over”, la guerra è finita, leggo su un murales mentre al termine del mio viaggio lascio la città. La guerra è finita, la divisione ancora no.



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